venerdì 21 maggio 2010

Il conflitto nella coppia. Per tutti coloro che non vanno d'accordo...di Silvia Foschetti


.... non litigare mai?!
Conoscere come funziona il “sistema coppia” può essere di grande utilità ad entrambi i partner. In questo articolo cercherò di fornire:
  • strumenti per leggere i meccanismi da cui dipendono le trappole della comunicazione e l’esplosione dei conflitti all’interno della coppia;
  • indicazioni pratiche utilizzabili per litigare in maniera costruttiva e senza danni per se stessi e per il rapporto.
Non litigare mai non è affatto indice di un buon rapporto di coppia. Esistono coppie stabilmente insoddisfatte ma incapaci di lasciarsi: è come se i partner sentissero di non poter stare né con il coniuge né senza. Il conflitto è un momento inevitabile e costruttivo all’interno di un rapporto di coppia, particolarmente presente in una fase del rapporto, quella della contro-dipendenza o differenziazione, durante la quale il litigio serve a stabilire le regole e le metaregole.
Quello che è importante è evitare che esso diventi distruttivo e, per questo è necessario imparare ad esprimere anche la rabbia in modo assertivo. Spesso il lavoro con le coppie è incentrato su questo.
L’alternativa al divieto di manifestare il conflitto spesso è il conflitto mascherato, quello che si esprime in modo sotterraneo, attraverso per esempio il sarcasmo, i comportamenti passivo-aggressivi, o attraverso veri e propri sintomi o patologie, come la frigidità, l’impotenza, la depressione, l’alcoolismo, ecc.
La coppia è un sistema, cioè è più della somma delle parti, ciò comporta che:
  • ci si influenzi a vicenda più di quanto si pensi;
  • dobbiamo imparare a sostituire il concetto di causa-effetto con quello di circolarità;
  • nella coppia si comunica di più attraverso la Comunicazione Non Verbale che attraverso la Comunicazione Verbale (dunque si può comunicare anche senza esserne consapevoli).
Come ogni sistema anche la coppia ha delle regole che la governano: esse rappresentano le definizioni implicite ed esplicite che i membri della coppia danno della loro relazione reciproca. E qui ci si avvicina ad un’altra possibile trappola della comunicazione, poiché talvolta le regole non vengono espresse o comunque comprese. Dunque le regole esplicite sono quelle di cui si è parlato apertamente, quelle implicite sono quelle che non sono state dichiarate esplicitamente ma sulle quali entrambi i partner sarebbero d’accordo se venisse loro chiesto. La violazione delle norme comporta delle sanzioni. Spesso però le punizioni non sembrano avere alcun diretto rapporto con le violazioni essendo spesso indirette e sotterranee. Molto spesso infatti il trasgressore non è messo nella condizione di capire il suo sbaglio e di come porvi rimedio in futuro. Anche in questo caso spesso i partner sono vittime della trappola cognitiva che l’altro sappia già cosa ci piaccia e cosa ci fa soffrire (come se fosse la mamma) mentre non è affatto così!
Oltre alle regole esistono poi le metaregole, cioè le regole circa il porre le regole. È importante conoscere l’esistenza di queste regole perché quella sul diritto a porre le regole è una lotta di potere che spiega molti futili litigi che altrimenti sarebbero incomprensibili.
In un rapporto di coppia sono molte le comunicazioni tese a definire il rapporto, proprio per la sua natura fluida che determina la necessità di continue ridefinizioni. Non sempre però questo genere di comunicazioni è consapevole e viene fatto in maniera esplicita. Allora le cose si complicano…
In questi casi possono venire utilizzati vari tipi di strategie.
Ci sono le strategie per disorientare. Frasi come: “Io sto mentendo”, “io scherzo sempre” (per poi lamentarsi quando non viene preso sul serio quando gli/le fa comodo ecc), “io mi sbaglio sempre” sono molto manipolatorie perché sono paradossali.
Esistono poi le prescrizioni paradossali, che consistono in richieste e comandi che hanno la caratteristica di non poter essere eseguiti: “sii spontaneo”,“devi amarmi” (nessuno può essere spontaneo o amare se qualcuno glielo chiede); “sei troppo debole con me, devi essere più forte” (non è possibile dominare se è l’altro che lo impone).
Il carattere paradossale è dovuto al fatto che non solo si cerca di imporre all’altro di dover pensare o agire in una determinato modo ma di farlo per volontà propria e non altrui. Questa operazione spesso è accompagnata da una serie di manovre dirette a definire come inautentiche le emozioni dell’altro: “tu credi di amarmi, ma non è vero” “ non è vero che questa cosa ti interessa, o ti spaventa, preoccupa, ecc”.
Il partner stratega mette in essere una situazione complementare, cioè tiene il coniuge in una situazione di subordinazione, richiedendo all’altro di comportarsi “come se” fosse in una situazione simmetrica, cioè di parità. Se la moglie chiede al marito “anche tu devi rifarti il letto” pretende la parità (richiesta di simmetria), ma per il solo fatto che la pretende cerca di mettere il marito in una posizione di subordinazione (rapporto complementare). Su questi banali argomenti le liti infuriano perché in realtà attengono alle metaregole piuttosto che alle regole.
Lo scopo generale delle strategie per disorientare è quello di controllare l’altro mettendolo in una posizione di inautenticità per cui qualunque cosa faccia sbaglia ed è criticabile per questo.
Le strategie per imbarazzare usano il sarcasmo ai danni del partner davanti agli altri. La manipolazione sta nel fatto che se l’altro reagisce viene fatto passare per uno che non ha il senso dell’umorismo e, nel caso in cui quanto detto venga preso troppo sul serio, lo stratega può sempre dire che stava scherzando. Le manovre più volgari consistono nell’insultare l’altro davanti a terze persone, quelle più raffinate consistono nel dire in pubblico qualcosa di spiacevole riguardo al partner.
Esistono infine le strategie per irritare (per esempio ignorando il partner) e quelle per colpevolizzare (frasi come “fai pure e non preoccuparti per me anche se ci starò male”).
Poi c’è la dittatura pseudo-benevola che consiste nel comportarsi in modo molto premuroso nei confronti dei desideri dell’altro, che il partner sostiene di aver intuito, ma che in realtà corrispondono al suo desiderio.
A mio parere, per avere delle relazioni di coppia soddisfacenti e costruttive sono necessari:
· la differenziazione del Sé dalla propria famiglia di origine;
· la separazione dalle precedenti relazioni;
· la capacità di riconoscere le proprie emozioni, i propri bisogni e desideri;
· la capacità di esprimersi in maniera assertiva invece che passiva o aggressiva;
· avere una buona stima di sé;
· saper fare richieste chiare all’altro;
· avere rispetto dell’altro ed essere disponibili a negoziare
Pur non pensando, perciò, che le seguenti regole siano sufficienti a risolvere le problematiche di coppia, credo che esse siano un utile guida per non farsi del male durante un litigio:
  1. determinare l’oggetto della controversia, cioè definire esattamente l’argomento;
  2. limitare l’oggetto della controversia, cioè non proporre più di un’accusa alla volta;
  3. non interrompere, bensì ascoltare fino in fondo;
  4. quando si viene accusati non ritorcere un’accusa diversa (es.: perché sei tornato così tardi? E tu perché spendi tanti soldi nei vestiti?);
  5. concordare il luogo e il tempo, non iniziare a parlare mentre l’altro è occupato o sta per uscire;
  6. evitare di fare ricorso al “museo coniugale”; anche per questo è importante dire subito le cose che non ci vanno bene;
  7. tenere le distanze (quando siamo arrabbiati non vogliamo l’altro vicino);
  8. non superare la soglia di vulnerabilità dell’altro (il suo punto debole);
  9. considerare il litigio come la conseguenza di qualcosa che accade dentro un sistema e dunque pensare sempre anche al nostro contributo e non solo a quello dell’altro;
  10. parlare delle nostre emozioni e dei nostri bisogni insoddisfatti piuttosto che accusare.
Talvolta succede che le premesse che stanno alla base del progetto costitutivo della coppia siano piuttosto fragili. Spesso la coppia si forma intorno alla aspettativa di uno o di entrambi i partner di trovare nell'altro il complemento perfetto a se stessi. Altre volte nella propria formazione la coppia si porta dietro, senza esserne consapevole, i conflitti della generazione precedente. Altre volte ancora l'illusione è quella di poter raggiungere insieme l'età adulta.
In questi casi se il partner non accetta di stare dentro una tale illusoria aspettativa è probabile che scoppino delle liti, ma qui il lavoro è da fare è a livello individuale e non di coppia. In questi casi cioè sarebbe necessario che la persona affrontasse un percorso di psicoterapia personale per elaborare le proprie problematiche.
In tutte le fasi del ciclo vitale, il rapporto fra i partner è regolato da una serie di processi dialettici dei quali il principale è quello di appartenenza-individuazione. L'appartenenza spinta all'estremo può portare alla negazione dell'individualità, simmetricamente l'irragionevole ricerca di una autonomia spinta all'estremo (che potrebbe peraltro mascherare una carenza nel processo di individuazione) può portare all'isolamento.
“Sto con te perché posso stare senza di te” e non “Sto con te perché non posso stare senza di te”. La dimensione della libertà di scelta è alla base di un buon rapporto di coppia
Silvia Foschetti
Bibliografia:
Andolfi M., Angelo C., De Nichelo M., Sentimenti e sistemi, Raffaello Cortina ed, 1996;
Berrini R., Cambiaso G., Illusioni di coppia, Franco Angeli, 2007
Giusti E., Pitrone A., Essere insieme, Sovera, 2004;
Gullotta G, Commedie e drammi nel matrimonio, Feltrinelli, 1997;
Tombolini L.,Miti G., La coppia in lite, Franco Angeli, 1998;
Autore: Dott.ssa Silvia Foschetti, psicologa psicoterapeuta (Firenze, Arezzo)
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